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Percentuale asintomatici Covid 19, gli ultimi dati

La pandemia è una realtà incontrovertibile, certo, ma, a volte, a fare paura sono anche le cosiddette fake news che diffondono notizie fuorvianti e non permettono di fare il punto sulla situazione. Chiariamo subito una cosa: solo il tracciamento può dare notizie certe, oltre, ovviamente, alle fonti ufficiali e non quelle basate su semplici illazioni.

In primo luogo, rispondiamo a questa domanda: chi sono gli asintomatici? Coloro che, pur essendo entrati in contatto con il virus e avendo sviluppato una forma di positività non hanno i sintomi dopo sette giorni dalla rilevazione della presenza del Covid nell’organismo.  Il problema, però, sta proprio nello stabilire la corretta percentuale degli asintomatici, infatti, sebbene ci sia un allarme a livello globale, se non ci sono sintomi non tutti decidono di sottoporsi alla prova tampone, decisamente invasiva o ai test rapidi.

Può capitare, così, di aver avuto il Covid senza neanche essersene accorti. Per questo motivo, alcuni affermano che la percentuale di asintomatici è elevatissima. Senza tracciamento, però, le stime lasciano il tempo che trovano e non è neanche il caso di lasciarsi prendere dal panico. Se si rispetta il metro di distanza, indossando la mascherina e sanificando più volte le mani, non si corre alcun rischio.

Quando parliamo di percentuale facciamo riferimento ad una specifica nozione matematica che permette di calcolare la relazione che esiste tra un particolare insieme ed il suo universo. Nel nostro caso facciamo riferimento alla percentuale degli asintomatici rispetto al totale dei contagiati. Se vuoi capire meglio come si calcola una percentuale puoi visitare il sito CalcoloPercentuale.it

Calcolo della percentuale degli asintomatici

Qual è allora il metodo più efficace, per riuscire a stabilire la giusta percentuale? Nelle prime fasi della malattia, quando ancora molte cose non erano chiare, si pensava che l’81% dei casi fosse asintomatico. Le ricerche condotte hanno permesso di svelare l’arcano, in seguito ad un’indagine condotta su 21.708 persone, è risultato che il numero degli asintomatici è del 17% del totale di casi.  I risultati ottenuti hanno, inoltre, permesso di stabilire che gli asintomatici hanno il 42% di probabilità in meno di trasmettere il SARS-CoV-2. Sfatiamo il luogo comune che se gli asintomatici non tossiscono e starnutiscono non possono trasmettere il virus, come abbiamo detto, il virus è presente nell’organismo, quindi, questo è un elemento da non trascurare.

Gli asintomatici sono infettivi?

Ecco un altro dubbio amletico, che, tuttavia, attraverso osservazioni ed analisi è stato finalmente sciolto. Gli asintomatici sono infettivi allo stesso modo dei soggetti sintomatici, si valuta, infatti, che almeno il 50% delle infezioni causate da SARS-CoV-2 possa derivare dal contatto con individui infettati ma senza sintomi. Come può succedere questo? Il fatto che il virus sia silente non significa che non abbia la stessa carica infettiva e questo lo dimostra proprio il test molecolare, che rileva anche i frammenti di virus. Ovviamente, le modalità di trasmissione sono sempre le stesse e anche se sono in circolazione varianti molto temibili, la prevenzione è l’arma migliore. Poche semplici regole e sarà il virus a prendere le distanze.! Intanto, però vediamo quali strumenti abbiamo a disposizione.

Il contact tracing

Il contact tracing è uno strumento utilizzato dagli operatori della sanità pubblica, allo scopo di arginare il contagio dalle malattie trasmissibili. Il CT è a chiara vocazione digitale ed utilizza tecnologie di accesso a data base informatici. C’è da dire che in Italia l’app Immuni non ha dato i risultati che tanto si speravano, perché non è stato attribuito il giusto rilievo ad una strategia basata sulla formazione di una rete di protezione che doveva aiutare ad individuare tempestivamente coloro che sono stati contagiati dal virus.

L’app Immuni non è un caso isolato, in Svizzera, per esempio, c’è Swiss Code che si basa sullo stesso meccanismo di individuazione di persone positive attraverso un sistema di tracciamento.

Mantenersi informati

L’informazione rappresenta il modo migliore per sapere quello che succede, un sito utile per avere le ultime notizie aggiornate è https://coronavirus.gimbe.org/ in cui possiamo veramente avere dati in tempo reale. In questo sito si trova il numero dei dimessi guariti, le persone in isolamento domiciliare, i ricoverati con sintomi e tra le altre cose anche le persone testate che rappresenta, probabilmente, l’indicatore più importante, perché permette di capire quante persone sono state sottoposte a controllo.

Infatti, l’aspetto più sfuggente della costruzione della storia della diffusione del virus è legato proprio a questa impossibilità di sapere quante persone sono positive, ma non sanno di esserlo e continuano a svolgere tranquillamente le loro attività, concedendosi forse anche il lusso di abbassarsi la mascherina per poter respirare.

Ricerche e regole

Il dato scientifico determina la necessità di assumerci in prima persona comportamenti socialmente responsabili. La mascherina è uno strumento di protezione, quanto possa essere efficace non possiamo saperlo, ma sicuramente limita l’impatto virale.

Le uscite in gruppo con gli amici, i momenti di convivialità condivisa potrebbero rappresentare uno strumento formidabile per favorire la circolazione del virus. Possiamo tranquillamente svolgere le azioni abituali, seppur con qualche limitazione, in modo da salvaguardare noi stessi e gli altri, senza lasciarci prendere dal panico, ma con la consapevolezza che la nostra vita è cambiata, la probabile soluzione si può trovare in tre parole: vaccino, resilienza e rispetto delle regole.

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