Tutti sappiamo quanto un lavoro in Svizzera possa essere ambito, dal momento che gli stipendi sono oltre i doppio di quelli italiani, con una soglia di povertà considerata su un reddito minimo al di sotto dei 2500 euro. Soprattutto le persone italiane che abitano a ridosso del confine svizzero hanno una facilità geografica a cercare lavoro in tale Paese senza la necessità di doversi necessariamente trasferire e lasciare la propria casa, le amicizie, gli affetti, la propria Patria se vogliamo essere retorici.
Per costoro, i frontalieri come vengono chiamati, dal prossimo luglio sarà meno facile trovare lavoro nel Paese elvetico. Il Consiglio Federale ha, infatti, deciso di applicare nuove norme in ossequio al referendum svolto nel 2014. Il rischio era di giungere a vere e proprie forme di allontanamento dalla Svizzera dei tanti lavoratori italiani in Svizzera, in particolare nel Canton Ticino ma nella capitale ha prevalso una linea più moderata.
Nuove restrizioni in Svizzera
La nuova legge non prevede limiti e contingentamenti ma invita i datori di lavoro svizzeri a preferire manodopera locale almeno per le professioni che rappresentano il più alto grado di disoccupazione, superiore all’8%, un livello che nel nostro Paese farebbe la felicità di qualsiasi governante e che in Svizzera rappresenta il livello di allarme. Questo si riuscirà ad ottenere grazie ad un artificio, in pratica ogni posto di lavoro vacante deve essere comunicato dalle aziende agli Uffici Regionali di Collocamento i quali, per un periodo di cinque giorni, lo renderanno disponibile esclusivamente ai disoccupati svizzeri, attualmente quantificati complessivamente in 240 in tutta la Confederazione.
Solo dopo cinque giorni senza che nessuno svizzero abbia manifestato interesse potrà essere reso disponibile senza vincoli. Il limite di allarme disoccupazione, è bene dirlo, non si riferisce alla totalità della percentuale nazionale ma alle singole professioni.